A Techetecheté un Arbore convenzionale

Renzo Arbore, con Gianni Boncompagni ai tempi di "Alto gradimento".



In occasione degli 80 anni di Renzo Arbore (auguri, naturalmente), Raiuno (domenica 25 giugno, ore 20:35) ha allestito uno speciale di Techetecheté, con interventi originali dello stesso Arbore. E già questa è un’eccezione, visto che quest’estate il girato originale è stato abolito, affidandosi al solo materiale d’archivio, peraltro montato con un editing meno frenetico rispetto alle altre edizioni (si perde un po’ in creatività, vero, ma almeno permette di godersi i brani a pieno, senza troppi “montaggi analogici”).
Tornando allo special di domenica, è saltato subito all'occhio un piccolo paradosso. Il personaggio Arbore è da sempre sinonimo di originalità e stravaganza, proponendo trasmissioni che hanno spianato la strada a veri e propri generi televisivi mai affrontati prima di allora: il talk-show polemico (Speciale per voi, ’69), il contenitore domenicale (L’altra domenica, ‘76), l’happening-cazzeggio (Quelli della notte, ‘85), la parodia demenziale (Indietro tutta!, ‘87).
Ecco, a dispetto di tanta innovazione, la bio-intervista approntata da Techetecheté è stato quanto di più convenzionale si potesse immaginare: i racconti sempre interessanti ma risaputi sulla nascita dei suoi programmi, le lamentele sullo snobismo nei suoi confronti da parte di mamma Rai.
E poi, i brani: anzitutto troppo pochi, alcuni risaputi (si pensi agli ormai usurati duetti en travesti con Benigni e Proietti), altri scontati ("La vita è tutt'un quiz", Battisti a Speciale per voi), pochi veramente interessanti, ovvero il quiz telefonico de L’altra domenica con Andy Luotto (“buono, no buono”), il duetto con Lucio Dalla a DOC, i duetti con De Crescenzo “disturbati” dal Lory Del Santo in Tagli, ritagli e frattaglie.
Per esprimere al meglio la carriera di Arbore e il suo apporto allo svecchiamento della tv servivano più tempo, più materiale e soprattutto più coraggio: puntare sulla stravaganza più che sulla rappresentatività delle clip. Si è voluto fare il lemma “Arbore, Renzo” di un’immaginaria videoenciclopedia della storia della tv. Così, pur con intenzioni lodevoli di partenza, gli si è fatto un torto.
I programmi di Renzo Arbore sono rimasti impressi nella memoria della stragrande maggioranza del pubblico perché cose così, in tv, non s’erano mai viste. L’Arbore-special di domenica invece, chissà perché, abbiamo avuto l’impressione di averlo già visto.

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